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Marco Reverberi Fotografie la mia fotografia. concetti e riflessioni



Questa è una selezione di immagini personali. Non è una selezione di “belle foto”,

ma sono le “mie” foto. Sono io, semplicemente e profondamente.

Non sono foto di lavoro. Quelle, così come i video e gli scritti, sono ad uso esclusivo dei miei clienti

e non li ho mai pubblicati in una galleria personale. (fotografie lavoro & backstage in www.multifactory.it)

Al di là delle capacità tecniche, dell’esperienza, degli studi e soprattutto della tecnologia e dei “social”, queste sono

foto istantanee e colpi d’occhio, momenti da ricordare e luoghi indimenticabili, persone speciali, animali da amare,

natura da rispettare, curiosità, sorrisi e qualche artifizio creativo.


Ho fissato ciò che ho trovato curioso e interessante nonché qualche set creato appositamente.

Porsi domande sul “perché” prima che sul “come”, è un dovere

personale e professionale.


una personale premessa:

Il velocissimo e vorace sviluppo tecnologico ha consentito a chiunque di provare a cimentarsi in professionalità

che un tempo erano frutto di scelte difficili e sacrifici immensi.

Ai tempi dell’analogico la fotografia, il video, la grafica e l’audio erano professionalità molto specializzate

con costi impegnativi. L’avvento del digitale ha portato grandi vantaggi per tutti, ma pagati a caro prezzo dai professionisti.

Molti “amatori” hanno trovato finalmente la possibilità di ampliare e migliorare il proprio hobby, mentre altri sono entrati

(senza sforzi e competenze) nel mondo professionale, creando notevoli distorsioni di mercato.


Era venuto il tempo del WEB.


Prima i siti, poi i blog ed infine i social, che si sono riempiti di amatori (anche molto bravi) ma troppo spesso

pronti a salire in cattedra senza porsi domande dispensando consigli anche quando non richiesti,

basati sulla verità assoluta delle loro personali ed esclusive conoscenze (amen).


Non si può dimenticare che tra le foto per passione e quelle per lavoro c’è una significativa differenza: il cliente.

 

Va benissimo anche così, ma la fotografia è soggettiva per definizione ed è per questo che le “regole” sono perfette finché

servono per lavorare, ma per le “mie” foto, quelle personali, le regole le detto solo io.

In una foto personale ci sono solo io, nel bene e nel male, concetto per me di fondamentale importanza.


Si può decidere di eliminare porzioni di una foto in altezza, in larghezza, o modificare l'allineamento

ruotando l'immagine e quindi eliminando parte della stessa, mettendo in atto un vero e proprio procedimento creativo volto a modificare nella sostenza il significato o la comunicazione dell’immagine.

Così come  includere qualcosa che entra dispettosamente nel contesto o escludendo piccole porzioni di immagine.


Escludere tagliando in parte capelli, dita, piedi etc, è insieme provocare e richiamare

attenzione su altre parti dell'immagine  per andare oltre, come se il soggetto sgomitasse per uscire da una gabbia grafica.

Può non piacere, certo, ma se guardando una foto ci si chiede il "perché" di quella foto così, superando la banalità delle convenzioni, i gusti personali, la tecnica, i propri studi e le proprie esperienze, avremo compreso e non giudicato.


La fotografia serve anche a ricordare, sorridere, giocare.

Lo si può fare bene o male dal punto di vista tecnico, ma  una foto perfetta e curata la si può anche perdere,

l’istantanea di un momento qualsiasi della vita, no.


“una foto a caso”,  “che non dice nulla” sono contraddizioni in termini,

 “per caso” è impossibile scattare una foto, così come il nulla non esiste.

C’è chi pensa che un’immagine creata con uno smatphone non si possa considerare una fotografia.

Una sciocchezza sulla quale sorrido e passo oltre,  perché una fotografia è tale per definizione

nel momento in cui attraverso un obiettivo catturi la luce creando un’ immagine.


Il fatto che con pre o post produzione si possa elaborare anche profondamente una foto, non cambia nulla,

è una pura illusione, una elaborazione in “pre”  o “post” che l’occhio umano non vedrà mai (come il bianco e nero, lo sfocato etc.).

La fotografia è  solo fotografia, una mediazione della realtà che si può interpretare come arte o altro. Nessun limite.


Da pubblicitario mi diverte pubblicare foto con l’intento di provocare reazioni.

La cosa funziona, è interessante e divertente.

C’è chi comprende, chi si fa una risata e chi no.  Il mondo è bello perché vario…

Credo fermamente nell’educazione e nel rispetto anche sul web.

Tutti a mio parere dovrebbero mantenere un minimo di educazione, un’etica di

comportamento.


Ho trovato sul web appassionati in grado di sorridere, condividere e comprendere con grande umiltà e curiosità,

ho scoperto anche molte cose interessanti, spunti tecnici e artistici, così come ho trovato appassionati che si scambiano

(anche inconsapevolmente) supercazzole relative a esercizi di stile o anche peggio, a sofismi inconcludenti e fini a se stessi

o ancora pubblicando foto per farsi belli in competizione con altri appassionati.

La semplice condivisione su molti “social” non esiste più, soppiantata da una forte competizione con tanto di giuria alla x-factor.

Diventano tutti direttori artistici, creativi, copy.

Ma a nessuno viene a mente che una foto condivisa su un social può essere anche solo la voglia di condividere quella

che si ritiene semplicemente una foto che piace?


Possiamo parlare di fotografia e più in generale di comunicazione audiovisiva per ore. Ho vissuto la pellicola,

i primi programmi di elaborazione e il digitale. Non dimentico i mille tentativi, le prove di stampa, i primi clienti.

Mi pregio dell’amicizia di fotografi che mi hanno insegnato molto soprattutto concettualmente,

ricordandomi che alla fine una bella foto è e rimane una bella foto, che nessuno fa foto per caso e che…

comprendere prima di giudicare è una cosa difficile.


“E’ proprio quando credete di sapere qualcosa, che dovete guardarla da un’altra prospettiva…

anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovrete provare.” (da “l’attimo fuggente”)


in memoria di Sandro Pizzarotti, amico fraterno, fotografo ufficiale di Vasco.


Marco Reverberi marcoreverberi